Il modello economico lineare caratterizzato dall’iter “prendi, produci, getta” è ormai superato, e le aziende più attente stanno volgendo il loro sguardo verso un nuovo paradigma: l’economia circolare.

Come dice la parola stessa, questo tipo di approccio non prevede un punto di partenza e un punto d’arrivo distinti: si configura in un movimento circolare, e recupera quindi il punto di partenza quando giunge alla fine, per poter così ricominciare il giro.
Per parlare più chiaramente, l’economia circolare punta a eliminare l’utilizzo di materie prime vergini, o comunque a ridurlo drasticamente, e a favore dell’utilizzo di materie riciclabili, rigenerate, rinnovabili.
In questo modo viene affrontata (e vinta!) una sfida ambientale, e vengono generati dei benefit esterni e interni.

L’economia circolare si basa su 5 principi che ne definiscono ambiti e modalità d’applicazione:

  • Input sostenibili: le materie utilizzate sono rinnovabili o precendemente rigenerate, nell’ottica di riduzione dell’impatto ambientale.
  • Estensione della vita utile del prodotto: questo punto è attuabile in due modi diversi. Il primo agisce a priori: un prodotto può essere progettato in maniera modulare, così che sia più semplice ripararlo e di conseguenza riutilizzarlo. Il secondo agisce a posteriori: per riparare un prodotto sono necessarie nuove professionalità, che possono e devono crescere in questo contesto.
  • Sharing: la condivisione è sempre un buon modo per abbassare i costi e risparmiare, e diventa anche un punto d’incontro, un modo per creare interazione e coesione sociale.
  • Prodotto come servizio: le aziende non devono puntare a vendere solo il prodotto, ma piuttosto il servizio che ci sta intorno, così da avere un’opportunità più concreta (e duratura) d’interazione con il cliente.
  • Fine vita: l’economia circolare si basa sul riciclo, ma non solo nella sua forma più semplice. Presenta infatti anche altre due soluzioni altrettanto funzionali: upcycling (trasformazione di un asset a fine vita) e regenerating (riparazione di un asset giunto al suo limite al fine di reintrodurlo sul mercato.)

L’obiettivo delle aziende del futuro è raggiungere  la “maturità circolare”, che porta benefici su diversi fronti:

  • Competitività: una ricerca dell’unione europea su questa tematica parla di una riduzione del 17%-24% del consumo di risorse entro il 2030, e un risparmio conseguente di 630 miliardi di euro/anno.
  • Innovazione: ripensare i vostri modelli di business porta a un’inevitabile innovazione che potrebbe portare a sua volta a nuove opportunità e possibilità di crescita.
  • Ambiente: maturità circolare significa fare la differenza in termini ambientali, riducendo la produzione di rifiuti e contenendo di conseguenza l’inquinamento e il surriscaldamento globale.
  • Occupazione: spostare l’attenzione dal prodotto al servizio porterà a un maggior bisogno di componente umana, e quindi a una crescita dell’impatto occupazionale.

Da non sottovalutare è il ruolo della tecnologia, alleata immancabile e indispensabile per raggiungere obiettivi soddisfacenti su larga scala e in tempi più stringati.  “Il modello di business Piattaforma di Condivisione come il modello Estensione della Vita del Prodotto non sono concetti nuovi, ma laddove tradizionalmente i costi informativi, i requisiti di manodopera e gli ostacoli alla collaborazione creavano barriere all’applicazione su larga scala, la tecnologia oggi le sta abbattendo.” (Peter Lacy, Jacob Rutqvist, Betrice Lamonica, “Circular Economy, dallo spreco al valore”, EGEA, 2016).

I tempi sono maturi, gli strumenti a disposizione molto validi: è il momento giusto per cambiare “forma” alla vostra azienda.

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