Vecchia e nuova normalità, crisi, apprendimento… #Newnormalskills
Anni fa, eravamo con mia moglie negli USA e andammo d’estate sulla costa Atlantica. Finimmo per caso in una spiaggia in cui nessuno stava sdraiato al sole, ma tutti, ma proprio tutti erano lì solo per giocare con una tavola al surf. Presi coraggio e decisi di adattarmi a quella normalità e dopo un po’ di giorni riuscivo a stare in piedi sulla tavola, avevo capito come piegare le ginocchia, riuscivo a fare dei metri. Stavo imparando. Mi alzavo perfino presto la mattina a vedere in sole sorgere dall’acqua... Poi siamo rientrati in Italia e malgrado ci siano delle spiagge bellissime dove fare surf non l’ho più fatto. Siamo tornati alla nostra normalità, ovvero spalmarci di creme solari sotto l’ombrellone. Ecco: immaginatevi la stessa dinamica con tutto quello che abbiamo fatto in questi mesi di lockdown e che in questi mesi abbiamo imparato. Possiamo tornare alla “normalità”, a fare le cose “alla vecchia maniera” e piano piano perdere la dimestichezza con quello che abbiamo appreso fino ad ora, fino a dimenticarlo.
E’ uno scenario possibile? Si. Ma è auspicabile?
Il Covid-19 è come se ci avesse proiettato in una dimensione diversa e a causa di questa situazione inaspettata il sistema è andato in crisi e ci ha mandato singolarmente in crisi: ci siamo ritrovati a dover vivere e lavorare in una quotidianità completamente nuova. E adesso?
Adattarsi alla nuova situazione e apprendere da essa.
La reazione alla crisi è l’adattamento. E l’adattamento è, per forza di cose, apprendimento.
L’apprendimento che è avvenuto in questi mesi è stato straordinario, proprio nel senso letterale del termine: extra ordinario, al di fuori del comune. Noi tutti abbiamo fatto, comunitariamente, un passo avanti. Un esempio? Pensate a quante volte avete sentito parlare di digital skills negli ultimi tempi: queste abilità sono aumentate in maniera esponenziale nei mesi di quarantena, e sono riuscite ad approdare anche nella vita di coloro che fino ad ora avevano resistito alle tecnologie.
Oggi ci ritroviamo con una serie di competenze che prima non avevamo, e tutto perché abbiamo dovuto adattarci e ci siamo riorganizzati, a livello lavorativo e personale. Abbiamo imparato a lavorare su nuovi mezzi, abbiamo imparato a gestire le emozioni e lo stress in condizioni anormali, abbiamo imparato a comunicare efficacemente tramite zoom, abbiamo trovato un modo per tenere insieme i team in remoto ed esercitare la nostra responsabilità anche a distanza.
Ora, con le fasi di riapertura, abbiamo la possibilità di tornare alla normalità.
Il tanto atteso “ritorno alla normalità”.
Ogni volta che si sono verificate situazioni atipiche e imprevedibili di grande portata nella storia dell’umanità, gli uomini ne sono usciti mutati. Anche in questo caso è così: sentiamo che questa situazione ci ha mutati, ha stravolto le nostre abitudini, cambiato la nostra prospettiva. Siamo affaticati per lo sforzo. Per questo motivo vorremmo tornare indietro, riportare tutto com’era prima, alla “normalità”.
E potremmo farlo: cancellare quello che è stato, riportare l’ordine precedente. Ma andremmo a seppellire inevitabilmente oltre alla paura, la difficoltà, e i disagi, anche tutto ciò che abbiamo appreso, tutta la parte di comportamenti e competenze che abbiamo sviluppato in questo periodo.
La nuova normalità: newnormal.
“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio.”
La proposta di Morpheus a Neo è oggi più significativa che mai: possiamo metaforicamente prendere la pillola azzurra, e tornare al nostro “mondo di prima”, come niente fosse successo. O possiamo accettare la pillola rossa, continuare questo viaggio, perché abbiamo capito che quello che abbiamo appreso può continuare a esserci utile.
Le organizzazioni hanno iniziato a guardare la realtà in maniera diversa: forse non c’è più bisogno di uno spazio fisico in cui lavorare, forse gli uffici non devono continuare ad essere quel luogo che sono stati finora, ovvero delle file di sedie in cui dalle 9 alle 18 c’era la presenza costante di tutta l’azienda. Potrebbero diventare dei luoghi smart, dove, a seconda dell’esigenza dei singoli, che nel frattempo sono diventati autoconsapevoli, auto-responsabili e, come dicono gli esperti, capaci di esercitare self-management, sviluppare delle nuove dinamiche di aggregazione, più fluide e meno quadrate.
Questa nuova prospettiva di quotidianità viene definita da qualcuno “newnormal”, un aggettivo che ci mette di fronte a una prospettiva invitante, e forse inevitabile: queste novità potrebbero andare a costituire la nostra nuova normalità.
Un cambiamento consequenziale e inevitabile.
Il concetto di “newnormal” evidenzia un dato di fatto: le competenze che abbiamo sviluppato durante la crisi non sono solo skills d’emergenza. Sono nuove abilità di cui dobbiamo cominciare a prendere consapevolezza, che possono servire per la vita, per la quotidianità, sia a livello individuale, sia a livello aziendale.
Il modello organizzativo delle aziende dovrà inevitabilmente cambiare. In molte realtà organizzative non erano contemplati modelli agile o dinamici, e i team erano organizzati secondo organigrammi più o meno verticali. Nella situazione di crisi appena conclusasi, i team si sono inevitabilmente riplasmati in maniera più smart: meno definita, ma sicuramente più funzionale.
Con la pillola azzurra torneremmo alla modalità precedente di lavoro, e perderemmo tutte le migliorie sopraggiunte spontaneamente durante questo periodo di crisi.
Con la pillola rossa, invece, potremmo studiare questi cambiamenti spontanei, capirli, e farli intervenire per creare una nuova stabilità, una nuova ossatura aziendale.
Onestamente credo che i leader che faranno la scelta della pillola blu e torneranno indietro avranno sicuramente un beneficio sul breve termine, perché rientreranno nella loro zona di comfort, e riusciranno a gestire ogni cosa “alla vecchia maniera”, senza rischiare. Ma sul medio e lungo temine inizieranno a vacillare, perché le singole persone faranno fatica a rientrare nell’incasellamento in cui si trovavano prima della crisi. Vorranno imbracciare i cambiamenti generati in loro dalla crisi, ed evolvere.
Andare avanti, ricordando cosa c’è dietro.
Scegliere la pillola rossa, andare avanti, non è una scelta semplice: ci si avventura su un terreno che non si conosce. Ma non c’è scelta: se il nostro villaggio è bruciato non possiamo scegliere di tornarci. O meglio, potremmo tornare, e decidere di morire con il villaggio stesso. Ma è meglio guardare al futuro, cercare un nuovo luogo in cui mettere radici e creare qualcosa. Un luogo che un giorno tornerà a rappresentare per noi “il nostro villaggio”: la nostra nuova normalità.
written by:
Michelangelo Ferraro, CEO e presidente isapiens.
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